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La luce del mattino filtrava dalle ampie finestre dello studio, illuminando il viso concentrato del dottor Luca Moretti. La morte di Elena  era una ferita che non si sarebbe mai chiusa, un dolore sordo che portava con sé in ogni intervento, in ogni decisione.

Tuttavia, Luca sapeva di non poter permettere che il passato influenzasse il suo presente.

Doveva essere forte per i suoi pazienti, per i suoi collaboratori, per gli specializzandi che istruiva … per onorare il suo ricordo.

Nel corridoio, la sua equipe si preparava per un’altra giornata intensa.

Il Dottor Marco Santini era un chirurgo generale di grande esperienza e fidato amico di Luca. Noto per la sua abilità eccezionale in sala operatoria e il suo spirito di squadra. Con i suoi capelli castani sempre un po’ spettinati e un sorriso disarmante, Marco era il cuore pulsante dell’equipe chirurgica. Era famoso per il suo senso dell’umorismo tagliente e la sua capacità di alleggerire anche le situazioni più tese con una battuta al momento giusto.

Fuori dall’ospedale, Marco era un appassionato di calcio, e spesso organizzava partite con i colleghi. La sua casa era il punto di ritrovo per le serate di gioco e le grigliate estive. La sua dedizione alla professione era pari solo al suo amore per la vita, e questo equilibrio faceva di lui un medico amato sia dai pazienti che dai colleghi.

 La Dottoressa Alessandra Romano era un’eccezionale chirurga pediatrica, riconosciuta per la sua empatia e il suo approccio compassionevole verso i piccoli pazienti e le loro famiglie. I suoi occhi verdi luminosi spiccavano come stelle lucenti sul suo viso circondato da una riccia chioma nera corvino. Alessandra era una presenza rassicurante e positiva all’interno del reparto.

Cresciuta in una piccola città del sud Italia, Alessandra aveva portato con sé la calda ospitalità e il senso di comunità della sua terra natale. Era conosciuta per la sua capacità di trovare il lato positivo in ogni situazione e di infondere speranza nei cuori dei genitori preoccupati. Oltre al suo lavoro, Alessandra amava la musica e suonava il pianoforte, spesso organizzando serate musicali che riunivano colleghi e amici in un’atmosfera rilassata e gioiosa.

Il Dottor Paolo Rinaldi, capelli neri sempre perfettamente pettinati, occhiali che gli conferivano un’aria intellettuale, era un chirurgo cardiovascolare di eccezionale bravura. Paolo era  precisione, minuzia,  attenzione ai dettagli, qualità che lo rendevano uno dei migliori nel suo campo. La sua mente analitica e la sua capacità di risolvere problemi complessi lo avevano fatto emergere come uno dei pilastri dell’equipe chirurgica del Dott. Luca Moretti.

Nonostante la sua serietà professionale, Paolo aveva una passione per i film di fantascienza e la letteratura classica. Nel tempo libero, amava discutere di teorie scientifiche e scenari futuristici con gli specializzandi del terzo e quarto anno, stimolando conversazioni che spesso sfociavano in serate divertenti e stimolanti. La sua dedizione alla medicina era evidente, ma Paolo sapeva anche trovare il tempo per godersi la vita e le amicizie che aveva costruito nel corso degli anni.

 Luca camminava lungo il corridoio dell’ospedale, i suoi pensieri sempre rivolti all’errore, il più grande insegnante nella sua professione, e soprattutto al dolore sempre presente e che gli permetteva di sentirsi vivo e mantenere la mente concentrata sui propri obiettivi e sulla promessa che aveva fatto ad Elena.

 Proprio mentre stava per entrare nella camera bianca, vide un gruppo di persone familiari riunite poco più avanti.

 Marco, con la sua risata inconfondibile, stava raccontando una delle sue solite barzellette. Alessandra, sempre solare, ascoltava attentamente e annuiva, mentre Paolo, con un libro sotto il braccio, sorrideva divertito.

 Luca si avvicinò, e Marco fu il primo a notarlo.

“Ecco il nostro leader!” esclamò Marco, facendo cenno a Luca di unirsi al gruppo.

 “Buongiorno, ragazzi,” disse Luca con un sorriso stanco. “Come va?”

 Alessandra rispose con il suo solito entusiasmo: “Tutto bene, Luca. Stavamo solo cercando di decidere dove andare a pranzo oggi. Hai qualche suggerimento?”

 “Direi che possiamo provare quel nuovo ristorante giapponese di cui tutti parlano,” propose Paolo, aggiungendo un tocco di novità alla conversazione.

 Luca annuì, apprezzando il tentativo dei suoi amici di mantenere l’atmosfera leggera. “Mi sembra un’ottima idea. Dopo tutto, un buon pranzo potrebbe essere proprio quello che ci serve per affrontare il pomeriggio.”

 Nonostante i cupi e grigi pensieri che attraversavano la sua testa, sapeva che insieme  a loro avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa.

 Nel frattempo, un gruppo di specializzandi del primo anno si radunava nervosamente nei corridoi, pronti per una giornata di osservazioni e apprendimenti. Una giovane donna dai capelli rossi e ricci, con una risata contagiosa che riusciva a rompere la tensione anche nei momenti più difficili. Era nota per il suo ottimismo incrollabile e per la sua capacità di trovare il lato positivo in ogni situazione.

 Accanto a lei, un’altra specializzanda con occhiali grandi e rotondi, sempre immersa nei libri. Era un’autentica enciclopedia medica ambulante, capace di citare studi e ricerche a memoria. Nonostante la sua serietà, aveva una passione segreta per i film di fantascienza, che amava discutere con chiunque volesse ascoltarla.

 Tra di loro c’era, una giovane donna dai capelli castani e occhi verdi e determinati. Era arrivata con grandi aspettative e un desiderio ardente di imparare dai migliori. Aveva sentito parlare della reputazione del dottor Moretti e non vedeva l’ora di poter lavorare al suo fianco. Il suo nome era Sara!

Infine, un giovane uomo con un’energia inesauribile e un sorriso perennemente stampato sul volto. Era noto per il suo senso dell’umorismo, sempre pronto a fare una battuta per alleggerire l’atmosfera. La sua attitudine rilassata non comprometteva però la sua dedizione al lavoro, e tutti sapevano che potevano contare su di lui nei momenti di difficoltà.

Sara si avvicinò al gruppo di chirurghi senior con un sorriso timido. “Buongiorno, dottor Moretti. Sono Sara Bianchi, una delle nuove specializzande. È un onore poter imparare da voi.”

Luca le sorrise con calore. “Benvenuta, Sara. Spero che tu sia pronta a lavorare sodo. Qui non c’è spazio per gli errori, ma se hai la volontà di imparare, troverai tutto il supporto di cui hai bisogno.”

 “Sì, dottore. Farò del mio meglio,” rispose Sara, sentendo un’ondata di determinazione crescere dentro di lei.

 Era ora di iniziare!

 “Pronti per un’altra giornata?” chiese Luca, entrando nella sala con un sorriso stanco ma determinato.

 “Pronti come sempre, capo,” rispose Marco con un cenno del capo. “Abbiamo un paio di interventi complessi questa mattina, ma niente che non possiamo gestire.”

 “Perfetto! Alessandra, il primo caso è tuo! Un aneurisma cerebrale su un neonato di pochi giorni. Ho piena fiducia in te,” disse Luca, guardandola negli occhi.

 “Grazie, Luca. Non ti deluderò,” rispose Alessandra, raccogliendo la sfida.

 Luca si immerse completamente nel lavoro, dando istruzioni precise e supervisionando ogni intervento. Durante una pausa, si trovò a parlare con Marco e Alessandra nel piccolo ufficio adiacente alla sala operatoria.

 “È incredibile quanto lavoro ci sia sempre da fare,” disse Marco, togliendosi i guanti chirurgici. “Ma non cambierei nulla di questo lavoro. Siamo fortunati a poter fare la differenza ogni giorno.”

 “Sono d’accordo,” aggiunse Alessandra, bevendo un sorso d’acqua. “Nonostante tutto il dolore e le sfide, sapere che possiamo salvare vite è ciò che ci spinge a continuare.”

 Luca annuì, riflettendo su quanto fossero veri quei sentimenti. “Abbiamo tutti scelto questa strada per una ragione. E anche nei momenti più difficili, dobbiamo ricordare il perché siamo qui.”

 Mentre la giornata avanzava, Sara ebbe l’opportunità di assistere all’ intervento guidato da Alessandra. Era un’operazione delicata, e Sara osservava ogni movimento con attenzione, cercando di apprendere il più possibile. Dopo l’intervento, la D.ssa Romano si avvicinò a lei.

 “Sei stata attenta, Sara. Buon inizio. Ricorda, l’importanza è nei dettagli. Non esitare mai a fare domande,” disse Alessandra con un incoraggiante sorriso.

 “Grazie, dottoressa Romano. Farò del mio meglio per imparare tutto ciò che posso,” rispose Sara, sentendosi grata per l’opportunità.

Alla fine della giornata, Luca si ritirò nel suo ufficio, dove trovò un messaggio sulla sua scrivania. Era una richiesta di appuntamento con Giovanni Russo, un nuovo paziente con una diagnosi di tumore cerebrale. Luca prese un respiro profondo, preparandosi mentalmente per la nuova sfida che lo attendeva. Sapeva che ogni paziente rappresentava una nuova possibilità, un nuovo inizio.

Vi è piaciuta la storia fino a qui?

Le avventure del Dott. Moretti non sono finite! Se volete sapere quali altri sorprese ci riserveranno le corsie del Niguarda, non perdetevi il prossimo episodio!

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Il 13 marzo 2019 alle ore 13.00, immersi nell’antica atmosfera dell’arcispedale Santo Spirito in Saxia di Roma si è tenuta la 1° Tappa de #Le10DomandeTour. Un evento in più fasi con la finalità di presentare il libro “Le 10 domande…” scritto da Claudio Grotti.

Fortemente voluta dall’autore del libro, la location è sita “all’interno del palazzo del commendatore, nell’ormai complesso monumentale del Santo Spirito. Un tempo la “Piccola Spezieria” era il luogo dove, non solo, venivano preparate le medicine per l’ospedale, ma si svolgevano gli studi condotti sulla corteccia di china per la cura della malaria”. (Fonte www.aslroma1.it)

“L’ospedale S. Spirito è l’ospedale più antico di tutta Europa. La sua costruzione risale all’inizio dell’VII secolo d.C., commissionato dall’allora re dei Sassoni Ina, con il nome di Schola, fu concepito come rifugio per i molti pellegrini che ogni anno confluivano verso Roma e il Vaticano. Fu oggetto di un vasto incendio, all’inizio del Pontificato di Leone IV, che colpì non solo la Schola ma tutto il Borgo, giungendo sino alle mura della Basilica di S. Pietro. Successivamente alla ricostruzione e a seguito della 3° crociata, Innocenzo III ne dà la gestione al neonato ordine degli Ospitalieri e al proprio capo spirituale Giudo di Montpellier, già fondatore in Francia di Case Ospitale. Nel 1471 un altro incendio devastò l’ospedale e questa volta fu proprio Sisto IV in considerazione dell’imminente Giubileo a ricostruirlo. La rinascita del nosocomio non fu solo strutturale, da allora medici quali Giovanni Tiracorda, Giovanni Maria Lancisi e Giorgio Baglivi e personalità religiose importantissime quali S. Filippo Neri, S. Camillo De Lellis, nonché artisti d’eccellenza come Michelangelo, Leonardo e Botticelli, cominciarono a frequentarlo per diverse ragioni, scientifiche, artistiche, misericordiose. Oggi le funzioni ospedaliere si sono ampliamente ridotte ma il complesso monumentale risulta essere un centro nevralgico della formazione medica e infermieristica internazionale.” (Fonte Wikipedia)

10 domande - tour

All’incontro hanno partecipato vari relatori tra cui il Dott. Franco Cerquetani in qualità di Direttore Sanitario del Presidio Asl Rm1 S. Filippo Neri, la Dott.ssa Maria Teresa Mainelli della stessa Direzione Sanitaria e l’Avv. Delia Urbani Patrocinante in Cassazione.


Da sinistra a destra:
Dott. Cerquetani, Claudio Grotti, Avv. Urbani, Dott.ssa Mainelli

La manifestazione si è aperta con una breve presentazione del Dott. Massimiliano Grotti, web content editor del nostro sito nonché curatore del libro oggetto dell’evento, riguardo l’attività di divulgazione della cultura assicurativa in materia di Responsabilità Civile Professionale per gli esercenti la professione sanitaria e le strutture sanitarie e socio-sanitarie, mission del progetto medmalinsurance.it

A seguire è intervenuto lo stesso fondatore di Medmalinsurance.it, nonché autore de “Le 10 domande…” che, con l’ausilio di una presentazione multimediale , ha effettuato un’analisi del contesto attuale rispetto la medical malpractice, sottolineando come l’introduzione dell’ultima Legge Gelli-Bianco non abbia sortito l’effetto desiderato, in quanto, come la precedente norma (Legge Balduzzi) ancora monca dei Decreti di attuazione introdotti dall’impianto normativo promulgato dallo scorso Governo e la di cui urgenza d’emanazione non è stata assolutamente recepita dai rappresentanti dell’attuale Esecutivo.

Successivamente è stata effettuata una panoramica dei contenuti del libro, affrontando, attraverso il punto di vista dello stesso autore, il motivo della propria genesi, l’importanza del formato editoriale e, soprattutto, il perché dell’uso di un linguaggio professionale ma diretto, scorrevole e colloquiale.

Gli ospiti hanno, successivamente, approfittato dell’occasione per dialogare con lo stesso Grotti su alcune spigolose tematiche riguardanti la Responsabilità Civile Professionale; notevole l’intervento del pubblico in sala che sulla stregua del “botta e risposta” iniziato dai relatori ha continuato, anche fuori orario, a interagire con l’autore stesso.

Alla fine dell’evento l’autore si è piacevolmente intrattenuto con gli ospiti in un brunch nel quadriportico del palazzo del commendatore.

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Vorresti districarti tra le mille e più incomprensibili proposte di polizza Responsabilità Civile per la professione medico-sanitaria? La Legge Gelli-Bianco ti ha complicato, ancor di più, l’esistenza e confuso ulteriormente le idee? Qui troverai le informazioni di cui hai bisogno per scegliere quella che fa al caso tuo.

Mercoledì 13 marzo 2019, dalle ore 13:00 alle 14:00, presso i locali della Piccola Spezieria (Ospedale S. Spirito, Borgo S.Spirito 3, 00193 Roma), ci sarà l’incontro con Claudio Grotti, autore del libro Le 10 Domande più frequenti su come acquistare una polizza di Responsabilità civile professionale per l’esercente la professione sanitaria.

Durante l’incontro si cercherà di far maggiore chiarezza rispetto alla nuova Legge Gelli-Bianco e quanto concerne la RC professionale nel settore medico-sanitario.

Dialogheranno con l’autore:

  • Dott. Franco Cerquetani – Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero S.Filippo Neri;
  • D.ssa Maria Teresa Mainelli – Direzione Sanitaria Presidio Ospedaliero S.Filippo Neri;
  • Avv. Delia Urbani – Patrocinante in Cassazione;

L’evento sarà seguito da un rinfresco!

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Nella Pillola Assicurativa #1 abbiamo definito il Broker di assicurazioni come un consulente, un professionista indipendente, il cui compito è quello di mediare tra i propri clienti e le compagnie di assicurazioni (alle quali non è legato da nessun tipo di impegno).

Il Broker, quindi, ha come obbiettivo quello di reperire sul mercato assicurativo le soluzioni rispondenti alle esigenze dei propri assistiti.

La clausola Broker, di solito inserita nelle polizze intermediate dallo stesso, ha effetto solo nei confronti di quest’ultimo come terzo estraneo al contratto, che non assume la veste di parte del contratto e che non assume vincoli contrattuali nei confronti delle compagnie di assicurazioni.

La clausola di Brokeraggio è dunque una clausola stipulata a favore del terzo (il broker) ai sensi degli art. 1411 e sgg. del codice civile.

Dal punto di vista dell’assicurato stipulante, la clausola dispone l’interesse a ricevere le prestazioni che il Broker rende in esecuzione dal contratto di mandato di brokeraggio al tempo concluso.

Deve, comunque, escludersi che fra compagnie di assicurazione e Broker si instaurino rapporti di tipo contrattuale: il terzo non diviene parte, né in senso formale né in senso sostanziale, del contratto che intercorre fra stipulante e promittente, essendo egli semplice beneficiario (creditore) della prestazione dovuta (cfr. Cassazione civile, sez. un., 18 febbraio 2010, n. 3947; Cassazione civile, sez. III, 20 gennaio 2005, n. 1150).

Si deve quindi escludere che l’inclusione della clausola Broker faccia sorgere legami contrattuali fra il Broker e le compagnie assicurative e che tale clausola sia di per sé contrastante con il principio, come visto, del divieto che il Broker e le compagnie possano essere legati da vincoli contrattuali.

In conclusione, mediante l’accettazione della clausola Broker, le compagnie di assicurazione individuano il mediatore quale soggetto legittimato a ricevere il pagamento, senza assumere alcun vincolo contrattuale con le compagnie, le quali si limitano soltanto a indicarlo quale soggetto legittimato a ricevere il pagamento della prestazione; ne discende che questi non è tenuto a curare gli interessi delle prime dedotti nei contratti assicurativi, se non quello di riscuotere i premi per loro conto, senza peraltro poter esercitare, nei confronti dell’assicurato debitore, i poteri propri delle creditrici.

Si può dire come la legittimazione a ricevere il pagamento dei premi appare in linea con quanto disposto dalla legge la quale, fra i compiti affidati al Broker, individua quello della gestione del contratto di assicurazione.

Vuoi saperne di più?

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LE 10 DOMANDE
Claudio Grotti

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A volte ritornano…

Obiettivo Risarcimento WEB 30sec

Era il 2014 quando insieme ad altri colleghi, si girava nelle corsie dei reparti ospedalieri per cercare di rimediare più contatti possibili di professionisti del settore sanitario, con lo scopo di poter promuovere successivamente Piani Individuali Pensionistici (Fondi Pensione). A quei tempi lavoravo per una compagnia generalista e le responsabilità civili, soprattutto nell’area medico-sanitaria, erano un vero e proprio tabù, perché etichettati come “rischi non graditi” alla compagnia. Seppur la materia fosse interessantissima ed era diventato un mio hobby tenermi aggiornato, frequentare corsi e leggere libri del settore, non avrei, comunque, potuto proporre quel tipo di prodotto assicurativo perché sottoposto al veto della mia mandante.

La cosa che mi stupiva giorno dopo giorno, nell’entrare negli ospedali e nel percorrere le fredde corsie bianco-verdi pregne di ansia e sofferenza, era vedere che oltre a noi intermediari del settore assicurativo e ai rappresentanti farmaceutici o di prodotti medicali, era costante la presenza di avvocati e di procacciatori di affari di società di tutoring.

Questi ultimi, soprattutto, erano protagonisti di pietosi teatrini, nel quale l’avido imbonitore cercava di convincere in tutti i modi i pazienti, o i loro familiari, che qualora avessero subito un torto anche minimo dal nosocomio o dai medici dello stesso, avrebbero potuto sporgere denuncia, attraverso di loro e a titolo completamente “gratuito”, per danni da medical malpractice. Erano veri e propri avvoltoi che volavano sopra al deserto in attesa di povere vittime da imbonire e assalire, con l’unico obiettivo di distruggere, a torto o ragione, l’immagine e il lavoro della Medicina e dei propri operatori. Il tutto a discapito dei cittadini italiani perché, e in questo caso la statistica viene a darci una mano, proprio nei 5 anni dal 2012 al 2017, il 97% delle cause insorte tra pazienti e medici per medmal sono state archiviate dai Tribunali Italiani con un nulla di fatto, intasando le aule di giustizia, rallentando il lavoro degli impiegati pubblici, dei Giudici, dei Magistrati, dei Cancellieri, con un enorme spreco economico che avremmo preferito destinare a opere diverse.

A fronte di tali bassezze deontologico-professionali, non pochi sono stati gli scontri tra gli ordini e le associazioni di categoria sfociati, addirittura, in vere e proprie campagne in difesa della categoria sanitaria. In particolare ricordo con molta simpatia, un sarcastico spot, dal quale, peraltro, mi sono ispirato per il titolo di questo articolo, nel quale degli avvoltoi sono pronti ad assalire le proprie prede, i medici, garanti della salute di ogni cittadino.

Spot A.M.A.M.I. – Associazione Medici Accusati di Medicalmalpractice Ingiustamente

L’associazione che si era occupata di girare e produrre questo video era l’A.M.A.M.I. – Associazione Medici Accusati di Medicalmalpractice Ingiustamente e questa stessa associazione fu proprio creata, oltre che per mire solidaristiche tra medici, anche a seguito di un’altra grossa campagna pubblicitaria del 2009 di una ormai famosa società di tutoring, dove si evidenziava e sollecitava lo spettatore alla possibilità di intentare o sollevare azioni di rivalsa, anche temerarie, contro il Servizio Sanitario Nazionale.

Spot del 2009

Bene… considerato che siamo in tema del #10yearschallenge che spopola su social network, mettendo a confronto due fotografie, una attuale e una di dieci anni fa, possiamo dire di essere fortunati a poter fare altrettanto con questi video di odio contro la categoria sanitaria. Infatti, dopo ben 10 anni, la stessa società di tutoring, ci riprova, e anche in grande stile. Il nuovo spot passa sulla rete pubblica nazionale, nell’orario di punta, con un messaggio più che diretto allo spettatore e con un testimonial di eccezione: Enrica Bonaccorti. Facendosi gioco della risposta della A.M.A.M.I. di cinque anni prima, ignorando completamente qualsiasi regola di deontologia professionale, in un momento di forte cambiamento della giurisprudenza al riguardo, considerato che siamo a quasi due anni da un cambio normativo molto forte sulla responsabilità medica e sulla sicurezza delle cure, questa stessa società entra con feroce prepotenza nelle case degli Italiani a promuovere, come merendine e biscotti, il loro servizio di gestione dei danni alla persona finalizzata all’ottenimento di un risarcimento nei casi di ipotetica malasanità.

Spot del 2019
#10yearschallenge

In un clima già pesante nei confronti dei medici, degli infermieri e degli operatori socio-sanitari, dove i mass-media ne fanno protagonisti per eccellenza di cronaca nera, ove un nuovo impianto normativo appena insediato fa molta fatica a partire, ove gli stessi operatori di giustizia fanno fatica a interpretare e applicare la Legge, ove le Compagnie assicurative nazionali fuggono dal rischio consentendo alle straniere di fare cartello, si innesta un ulteriore incitamento all’odio nei confronti degli operatori sanitari del Servizio Sanitario Nazionale e per giunta proprio sul circuito televisivo pubblico (un controsenso senza precedenti). Tutto questo non farà altro che favorire la migrazione degli operatori dal pubblico al privato, portando inevitabilmente ulteriore diffidenza su tutte le categorie operanti, e gli effetti di tutto questo non potranno che ricadere su tutti gli utenti, ossia su tutti noi.

Non posso che condividere l’ennesima reazione del mondo associativo, delle organizzazioni sindacali e della Federazione Nazionale degli ordini dei medici (FNOMCEO) che hanno immediatamente richiesto la sospensione in via “cautelativa” dello spot in questione alla televisione pubblica. La valutazione della reclame pubblicitaria sarà sottoposta all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, anche se la stessa FNOMCEO ha annunciato una lettera al Consiglio Nazionale Forense in relazione alle pressioni da parte di avvocati per intentare cause di risarcimento che, come prima accennavo, per oltre il 90% finiscono in un nulla di fatto.

Ultimamente, anche Consulcesi ha promosso una petizione online, sul sito Change.org per la creazione del Tribunale della Salute, un vero e proprio luogo di confronto e non di contrapposizione tra medici e pazienti. In 48 ore l’iniziativa ha raggiunto più di 10.000 adesioni, una bella risposta allo spot di incitamento all’odio.

Personalmente, la mia opinione, converge a favore della categoria sanitaria. Non mi sono mai piaciuti né gli avvoltoi né le persone che si approfittano della sofferenza altrui. Coloro che lavorano nella sanità e nel sociale, ogni giorno sopportano un enorme peso psico-fisico per portare avanti la loro professione. Alcuni di loro dedicano a tal punto se stessi al bene degli altri, superando spesso le barriere del benessere proprio. Basti pensare allo scalpore che ha suscitato il post di chirurgo di un ospedale toscano che ha festeggiato il proprio capodanno in sala operatoria, accumulando ben oltre 600 ore di lavoro notturno in un anno a discapito della propria famiglia. Quanti pazienti dovranno ringraziare quel medico?

Credo fermamente nella giustizia e so perfettamente che su ogni albero possono crescere mele marce, che vanno assolutamente estirpate prima che rechino danni ad altri, ma credo anche che invece di creare pubblicità televisive che possono aumentare l’astio, l’odio e la sfiducia nella sanità, si potrebbero investire soldi per fare qualcosa di molto più concreto per portare a galla tutte le falle del sistema, a partire dagli impiegati improduttivi o perennemente  malati, ai giochi di potere e quei sanitari che hanno tradito il proprio giuramento, la loro missione, in favore di un “credo” molto più “prezioso” e “appagante”.

Molti professionisti, in particolare nel settore medico-sanitario, si sono scontrati più di una volta, soprattutto nel passato, con polizze che in parte o per tutte le garanzie avrebbero coperto l’assicurato in secondo rischio. Cosa vuol dire?

La clausola di Secondo rischio copre il rischio assicurato nella parte eccedente il massimale di una prima polizza, oppure si potrebbe avere a disposizione una copertura che viene prestata in presenza di condizioni contrattuali diverse da quelle previste per il primo rischio.

In parole più semplici, la clausola rende la polizza effettiva a partire dal massimale previsto dalla prima assicurazione, fino al massimale di secondo rischio.

Affinché possa essere operativa, una clausola di secondo rischio deve essere formulata in maniera specifica. Caratteristica principale ed essenziale è che il rischio assicurato sia già stato oggetto di assicurazione da una prima polizza vigente al momento della stipula della seconda. Entrambe non possono e non devono assolutamente riguardare rischi differenti tra loro.

Essendo una clausola che ha fatto molto discutere sulla propria operatività e liceità, questa è stata ovviamente oggetto di varie dispute nei vari tribunali italiani, concluse con la sentenza 4936/15 della III Sez. Cass. Civ. che ha inteso chiarire definitivamente la natura della clausola in questione.

La responsabilità medica parlamento italiano

Cosa è successo nel comparto corporate, per enti sanitari pubblici e privati, dopo l’uscita della Legge Gelli-Bianco, nell’ambito assicurativo?

Durante l’anno 2017 il numero di strutture sanitarie pubbliche assicurate con polizze a copertura della responsabilità civile sanitaria è diminuito: le recenti statistiche Ivass, pubblicate dall’ente, rivelano che più del 50% delle strutture, assicurate nel 2010, al 2017 risultavano scoperte; non solo, i premi raccolti nell’ultimo anno sono in calo del 2,4% rispetto al 2016.

Questi dati delineano come l’entrata della Legge Gelli abbia avuto un effetto contrario rispetto a quello che, molto probabilmente, si era prefigurato il legislatore. La norma di fatto non rende obbligatoria completamente la stipula di una polizza di Responsabilità Civile anzi lascia aperto (normandolo) il canale delle analoghe misure. Così, in assenza di organi di controllo o regimi sanzionatori, la facoltà di assicurarsi con apposito contratto resta nel limbo (questo discorso, ovviamente, vale solo per le strutture, pubbliche o private che siano).

Si spera che i regolamenti attuativi, in fase di realizzazione, possano aiutare a invertire questo trend ma quello che appare è che, soprattutto nel pubblico, stia prendendo piede la cosiddetta auto-ritenzione, ovvero sviluppare delle vere e proprie gestioni del rischio per ogni singola Regione o A.S.L. con un sostanziale ricarico della spesa risarcitoria a carico del bilancio sanitario del singolo ente (ndr: ma la Legge non serviva proprio a decomprimere la pressione delle voci di spesa dei bilanci?). Una funzione, quella dell’auto-ritenzione, cui le Regioni stesse non sarebbero adeguatamente preparate nemmeno attraverso regolamenti disciplinati dalla normativa vigente, finendo per porre a carico di tutti gli eventuali risarcimenti dovuti a errori di pochi.

Una prima analisi di questa situazione è stata fatta dalla S.I.M.L.A. (Società Italiana Medicina Legale e delle Assicurazioni), nell’ambito di un convegno sul ruolo dei consulenti legali ai sensi dell’art. 696 bis C.P.C. introdotto dalla Legge Gelli.

Uno degli obbiettivi della norma era di alleggerire la conflittualità legata agli esiti dei trattamenti operatori e curativi in ospedale per il tramite sia dell’introduzione dell’assicurazione sia della mediazione: partendo da questo assoluto, durante il convegno i vari relatori, hanno affrontato il problema di come nel 2017, periodo in cui la spesa sanitaria è stata pari all’8,9% del PIL, i dati Ivass e di altri vari osservatori, facenti capo a compagnie di assicurazione, intermediari, associazioni di categoria, ecc., abbiano confermato una ritirata delle compagnie di assicurazione dalle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche, nell’ambito della medical malpractice.

L’effetto di trend: il mercato assicurativo sulla medmal è concentrato in un pugno di compagnie, per giunta straniere; pochi premi, molte controversie. Tutto questo impatta sia sulla sostenibilità economica della spesa sanitaria sia sull’effettiva tutela del diritto alla salute sancito dall’art. 32 del Costituzione Italiana.

Tutto ciò porta a un enorme sbilanciamento tra il liquidato per il risarcimento del danno da parte delle strutture pubbliche e quelle private. Tale dato avvalora ancor di più la scelta dell’auto-ritenzione in ambito pubblico, in considerazione anche dell’allontanamento delle compagnie di assicurazione: gli Enti pubblici (Regioni, ASL, Nosocomi) costituiscono dei fondi di riserva, specificatamente destinati a risarcire i pazienti che hanno subito dei danni a seguito di errori sanitari, alimentati da accantonamenti annuali.

Alla stregua di quanto descritto sopra, auspichiamo che il Governo dia un giro di vite all’emanazione dei decreti attuativi, al fine di fare il prima possibile chiarezza su quanto rimasto di dubbio su questa materia e tanti altri temi che a tutt’oggi impediscono alla norma di agire proprio a favore di quel diritto alla salute che, ormai da tempo, sembra essere stato abbandonato.

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Comincia oggi, seppur in modo bizzarro e simpatico, questa nuova avventura nel mondo della scrittura. Oggi con mia grande gioia esce il mio primo “libro” sulla Responsabilità Civile professionale per l’esercente la professione sanitaria. Al momento solo in versione ebook, “Le 10 domande…” vuole essere un manuale, una guida per il personale sanitario medico e non, che si affaccia al mercato assicurativo alla ricerca della propria copertura contro il rischio professionale, soprattutto oggi a un anno di stasi dall’entrata in vigore della Legge Gelli-Bianco. 
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Claudio Grotti

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Health & Medmal insurance Summit 2018Il 9 ottobre 2018, nella splendida cornice dell’Hotel Principe di Savoia a Milano, si è svolto l’Health & Medmal Insurance Summit 2018, l’unico evento che fa incontrare Assicuratori, Intermediari Assicurativi Specializzati, Legali ed esperti con il patrocinio di Intermedia Channel, PLTV ed EMF Group.

La mattina alle ore 9.30 si è dato il via a una agenda lavori che ha visto protagonisti, nella prima metà della giornata, la Sanità integrativa e il Welfare aziendale con relatori di eccellenza provenienti dalle maggiori realtà assicurative a livello internazionale: RBM Salute, Uniqa e Italiana Assicurazioni del Gruppo Reale Mutua, Fab – Fondo Assistenza Benessere e Welion del gruppo Generali Italia.

Non potevano, inoltre, mancare sponsor di calibro nazionale quali ACB Broker, Assirete e tanti altri che hanno dato la possibilità anche quest’anno di riunire i maggiori esperti di Sanità Integrativa per parlare di peculiarità, criticità e novità di un innovativo modo di fare assicurazione attraverso l’antico concetto che “prevenire è meglio che curare”.

Ovviamente tra i tanti partecipanti al Summit anche noi dello Staff di Medmalinsurance.it non potevamo mancare, soprattutto all’incontro pomeridiano del MIS (acronimo di Medmal Insurance Summit) al cospetto di personalità eccelse della realtà della Responsabilità Civile medico-sanitaria quali: l’Avv. Paolo Alessandro Magnani, l’On. Dott. Federico Gelli, il Dott. Emanuele Patrini (Chief Risk and Anti Fraud Managemet Italy Branch presso AmTrust Europe Limited), il Prof. Umberto Genovese (Professore Associato Medicina Legale e del Lavoro presso Università degli Studi di Milano), il Dott. Leonardo Martinelli (Claims Director presso AM Trust Europe) e l’Avv. Maurizio Hazan (Managing Partner dello Studio Legale Associato Taurini & Hazan).

Patrocinato dalla compagnia AmTrust, da 10 anni operativa nel settore Medmal sia per i singoli esercenti la professione sanitaria sia per le strutture pubbliche e private, alle ore 14.30 è iniziata una tavola rotonda sul tema “Opportunità, criticità e prospettive a un anno dalla Legge 24/2017”

Il moderatore Avv. Paolo Alessandro Magnani dopo una breve introduzione sulla Legge Gelli – Bianco informa la platea della assenza al dibattito dello stesso On. Dott. Federico Gelli, padre putativo della stessa norma, il quale ha comunque inviato un video da mostrare ai presenti al Summit. Nel contributo, Gelli illustra i risultati ottenuti dalla Legge promossa in parlamento dall’entrata in vigore a oggi.

 

 

Subito dopo, lo stesso Magnani introduce l’argomento dell’accertamento tecnico preventivo e delle Linee Guida della Comunità Scientifica e buone pratiche clinico assistenziali, lasciando la parola al Prof. Umberto Genovese. Questi chiude il tema trattato asserendo che: far entrare le Linee Guida in un quadro normativo nazionale significherebbe affrontare comunque un processo lungo e difficile e che necessariamente si richiederebbe a monte una equipe di persone di grande onestà intellettuale, scevre da ogni interesse politico ed economico e ovviamente super partes. Sarà mai possibile, considerato che la norma non prevede alcun ulteriore esborso economico da parte dello Stato e di conseguenza dei contribuenti?

Altro argomento trattato è stata la clausola Claims Made e l’operatività della stessa nelle polizze di Responsabilità Civile Professionale. L’Avv. Maurizio Hazan è partito proprio dalla recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione S.S.U.U. del 24/09/2018 n. 22437, descrivendola elegante, puntuale e soprattutto la svolta giuridica nell’interpretazione della clausola oggetto del giudicante. Alla base della sentenza è la differenza sostanziale tra il sinistro come fatto generatore e il sinistro come richiesta di risarcimento danni che diviene non solo fonte di dibattito e del contendere tra le parti ma di assoluto interesse generale, per la valenza contrattuale di tutte le polizze emesse in regime Claims. Sebbene già la Legge 24/2017 specificasse che tutte le coperture assicurative avrebbero dovuto contenere tale clausola e che la definizione di sinistro in glossario di normativi di polizza dovesse essere definito come richiesta di risarcimento danno e non come fatto generatore, non tutte le parti la ritenevano equa nei confronti del cliente-consumatore, anzitutto limitatamente alla lunga durata della prescrizione dei reati in ambito penale e delle richieste danno in ambito civile. Diversamente potrebbe essere affrontato lo stesso discorso se contestualizzato a tutti quei contratti assicurativi stipulati prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla distribuzione assicurativa, introdotto con il regolamento IVASS 41/2018 meglio conosciuto come IDD. Di fatto tale regola rende automaticamente non adeguate alle reali esigenze del cliente-consumatore tutte le polizze stipulate, per esempio, senza un’adeguata retroattività (che nella Legge 24/2017 è espressa in un termine decennale) e senza un’adeguata postuma (che nella Legge 24/2017 è espressa sempre in un termine decennale). In virtù di questo ci domandiamo: i consumatori (medici, infermieri, OSS, strutture) sarebbero pronte ad adeguare le loro coperture sapendo che i premi delle stesse saranno, nella loro costruzione attuariale, direttamente proporzionali alle garanzie richieste?

Altro dibattito molto acceso al quale si è voluto dare la giusta attenzione e risalto è stato quello relativo ai sinistri e al loro andamento in questo brevissimo arco temporale. In un anno dall’entrata in vigore della Legge Gelli cosa è cambiato?  Leonardo Martinelli, Claims Director presso AM Trust Europe, afferma innanzitutto che un anno è un tempo troppo ridotto per trarre conclusioni, soprattutto in attesa, ancora, dei decreti attuativi, che avrebbero dovuto colmare tutti i vuoti lasciati dall’impianto normativo attualmente in vigore. Si nota, comunque, un minimo cenno di contenzioso e un aumento della mediazione assistita di nuova introduzione. Un problema della norma, sicuramente sanabile in corso di emanazione dei decreti attuativi, è la mancanza di un protocollo sinistri che possa istruire il richiedente a non agire direttamente con l’accertamento tecnico preventivo o con processi, comunque, giudiziari ma a servirsi di tutta quella parte di precontenzioso che, nella stragrande maggioranza dei casi, potrebbe snellire le lungaggini delle pratiche di risarcimento e di conseguenza degli eventuali indennizzi.

Nella seconda parte del dibattimento si sono affrontati con maggiore attenzione i seguenti argomenti:

  • La nuova figura del Risk Manager in sanità – affrontata dal Dott. Emanuele Patrini
  • Accertamento Tecnico Preventivo – materia indiscussa del Prof. Umberto Genovese
  • Evoluzione della polizza di responsabilità civile delle strutture pubbliche e private – a cura dell’Avv. Maurizio Hazan
  • I cambi di tariffa delle coperture per gli esercenti e per le strutture – degno di nota l’intervento del Dott. Leonardo Martinelli
  • La pubblicazione dei sinistri sul web: turismo sanitario? – a cura del Dott. Emanuele Patrini

Questi ultimi argomenti verranno trattati, doverosamente, nel prossimo articolo di questa rubrica.

medico famigliaNel caso in cui un paziente ritenesse di essere stato danneggiato dalla condotta professionale del proprio medico di base, potrà esperire domanda di risarcimento non solo verso lo stesso sanitario ma anche verso l’Azienda Sanitaria Locale di appartenenza.

In sostanza la risposta al quesito, che per anni è stato fonte di dibattito anche nelle opportune sedi giudiziarie, va ricercata nell’art.7 co. 1 che sancisce a chiare lettere che “La struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata che, nell’adempimento della propria obbligazione, si avvalga dell’opera di esercenti la professione sanitaria, anche se scelti dal paziente e ancorché non dipendenti della struttura stessa, risponde, ai sensi degli articoli 1218 e 1228 del Codice Civile, delle loro condotte dolose e colpose”.

Nel seguente comma 2 viene avvalorato ancor di più quanto esposto al precedente co. 1 in quanto va ad applicarsi anche alle “prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria ovvero nell’ambito di attività di sperimentazione clinica ovvero in regime di convenzione con il S.S.N. nonché attraverso la telemedicina”.

Per quanto sopra riportato sembra che la struttura sanitaria (quindi le ASL in questo caso) sia chiamata a rispondere contrattualmente, di tutto ciò che è di propria competenza, anche se il paziente si avvale di soggetti terzi in convenzione con la stessa.

Allora il medico di base risponde della propria condotta? A quale titolo?

Come è noto il legislatore ha cercato, nell’ultima legge, di compensare il buco normativo lasciato dalle precedenti, recependo tutte o quasi le Sentenze di Cassazione che avevano colmato dubbi e quesiti.

Nel caso di specie, la sentenza n. 6243/2015 escludeva la responsabilità del medico di base ritenendo che la sanità pubblica non potesse ricomprendere la condotta professionale del sanitario ma solo la mera organizzazione della medicina generale senza applicazione del contatto sociale. Di contro la Legge 833/1978 cita che il paziente nello scegliere il proprio medico agisce nei confronti della ASL e opera un’azione destinata a produrre i suoi effetti nei confronti del S.S.N. e non nei confronti del medico prescelto.

In conseguenza alle due osservazioni sopra menzionate, relative agli errori del medico di base, possiamo dedurre (seppur ancora incerti) che ne rispondano sia la struttura che il sanitario stesso.

Ancora oggi, però, non risulta chiaro a che titolo risponda il medico di famiglia.

L’impostazione dell’attuale normativa pende per una responsabilità extracontrattuale così come gli altri medici che non agiscono nei confronti di una obbligazione diretta con il paziente, anche se molti giuristi ritengono che gli stessi siano invece chiamati a rispondere a titolo contrattuale.