Claudio Grotti Medical InsuranceIdeatore, regista e promotore del progetto Medical Malpractice Insurance, con le sue sole forze ed esperienza crea dal nulla nel 2017 il sito Medmalinsurance.it .

Classe 1975, dopo gli studi universitari diventa un imprenditore di successo nel campo immobiliare affacciandosi di riflesso, negli anni duemila, nel settore assicurativo del Ramo Danni, specializzandosi nelle Globali Fabbricati.

Nel 2007 differenzia le proprie mire clientelari dagli immobili al rischio medico sanitario, del quale, fino al 2015, ne fa il proprio core business assieme al property.

Nello stesso anno, si affaccia al mondo del brokeraggio, divenendo account manager di una società del Nord Italia: un’ottima scuola di formazione che incoraggia lo stesso ad affinare sia la propria formazione commerciale che quella tecnica, frequentando corsi di formazione e risk management.

Nel 2016, decide di continuare nella Mediass S.p.A., il percorso professionale nel brokeraggio assicurativo.

Il Mio Viaggio: Da Gabbia Dorata a Libertà

 

Nel 2015 mi trovavo di fronte a un bivio che avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Ero un assicuratore legato a una grande agenzia monomandataria, un brand di fama mondiale che offriva prodotti solidi, ma standardizzati. All’apparenza, avevo tutto: un marchio prestigioso, una rete consolidata, una sicurezza economica. Ma sotto la superficie c’era qualcosa che non funzionava.

Quella realtà aveva una visione limitata. Non voleva osare, non voleva spingersi oltre i confini del “già noto”. Le nicchie troppo rischiose, come la responsabilità civile professionale per i medici, venivano categoricamente evitate. Erano viste come una complicazione inutile, un fastidio.

Eppure, io passavo gran parte delle mie giornate in corsia, parlando con i medici. Proponendo loro fondi pensione, ascoltando i loro timori sul futuro, scoprivo ogni giorno quanto fossero esposti e preoccupati. Non erano solo professionisti che si dedicavano anima e corpo alla loro missione: erano persone che vivevano sotto una pressione enorme, costantemente a rischio di un errore che poteva costargli la reputazione, la carriera, persino la tranquillità della loro vita privata. E ogni volta che uno di loro mi chiedeva di aiutarlo a trovare una polizza per tutelarsi, sentivo di avere una risposta incompleta.

Quella situazione mi logorava. Mi facevo in quattro per trovare una soluzione, ma nella mia agenzia mi trovavo contro un muro di gomma. Ogni proposta di aprirci a quel settore veniva respinta con argomentazioni fredde e burocratiche: “Troppo rischioso”, “Non è la nostra priorità”, “Concentrati sui prodotti che già funzionano”. Ma io sentivo che stavo tradendo la mia missione. Come potevo guardare in faccia quei medici, quegli infermieri, quegli operatori sanitari che cercavano risposte da me, sapendo che non avrei potuto aiutarli davvero?

Ricordo le notti insonni, il peso delle domande che mi martellavano la mente: restare e accettare passivamente i limiti imposti dalla mia agenzia o prendere il rischio più grande della mia carriera? La seconda opzione significava rompere con tutto ciò che conoscevo, lasciare una posizione sicura e, probabilmente, perdere gran parte del mio portafoglio clienti. Avevo una famiglia da mantenere, responsabilità da onorare. Ma ogni fibra del mio essere mi diceva che, se fossi rimasto, avrei tradito me stesso.

Alla fine, ho deciso di rischiare. Sono diventato broker.

Non dimenticherò mai il senso di vertigine quando ho comunicato la mia decisione. Come previsto, la mia vecchia agenzia ha fatto di tutto per trattenermi i clienti. Ho perso oltre il 50% del mio portafoglio. Per mesi ho navigato in acque turbolente, cercando di ricostruire da zero una rete che avevo impiegato anni a creare. Ci sono stati momenti in cui ho dubitato di me stesso, in cui ho pensato di aver commesso un errore irreparabile. Ma, nonostante tutto, ho resistito. Perché dentro di me sapevo che stavo facendo la cosa giusta.

Nei momenti più difficili, quando la paura cercava di prendere il sopravvento, ho trovato la mia forza nei miei mentori. Il primo è sempre stato mio padre. È lui che, da quando ero bambino, mi ha insegnato a non accontentarmi, a migliorarmi, a credere nel cambiamento. La sua voce era lì, anche quando il mondo sembrava crollarmi addosso. Il secondo mentore, inaspettato ma potentissimo, è stato lo sguardo dei miei figli. Chiunque sia padre lo sa: gli occhi dei propri figli ti vedono come un supereroe. Non potevo deluderli. Non potevo mostrargli la paura, l’insicurezza, il dubbio. Dovevo dimostrare loro che valeva la pena lottare per ciò in cui si crede.

Oggi, guardandomi indietro, so che quella scelta non è stata solo coraggiosa: è stata necessaria. Grazie a quella decisione, ho potuto costruire una realtà che mi permette di aiutare davvero i miei clienti. Non devo più rispondere “Mi dispiace, non posso fare nulla per te”. Ora posso dire: “Sì, c’è una soluzione. E io sono qui per trovarla con te”.

Ogni volta che un medico mi ringrazia per avergli permesso di lavorare con serenità, ogni volta che un infermiere mi racconta che finalmente dorme tranquillo perché sa di essere protetto, sento di aver trovato il mio posto nel mondo.

Essere broker non è solo un lavoro per me. È la possibilità di fare la differenza nella vita di chi dedica la propria a prendersi cura degli altri. È la mia risposta alla domanda che mi sono posto anni fa: “Cosa voglio davvero fare?”

Oggi posso dire, con orgoglio, che voglio proteggere chi si prende cura degli altri. Voglio essere il loro scudo, il loro alleato, la loro certezza. E questa è la missione che porto avanti, ogni giorno.

Claudio Grotti