Medmal Dramas : L’errore fatale! – Seconda parte

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Continuano le storie di vita in corsia che hanno come protagonisti, fino ad ora:

Luca Moretti: Chirurgo tormentato dal senso di colpa e dal rimpianto per un errore medico.

Elena: Paziente coraggiosa e piena di speranza, affetta da una grave malattia.

Dottor Carlo Violi: Primario di Neurochirurgia dell’ospedale.

 

Il silenzio gelido della sala d’attesa era assordante.

Luca camminava avanti e indietro come un animale in gabbia, incapace di trovare pace.

Il suo cuore batteva all’impazzata, il suo stomaco era stretto in una morsa di ghiaccio.

La tensione era palpabile, l’aria pesante e soffocante.

Era passata già un’ora dall’inizio dell’intervento di Elena. Un’ora che sembrava un’eternità, un’era geologica scandita solo dal ticchettio ossessivo dell’orologio sulla parete.

Luca si fermò di colpo, fissando la porta della sala operatoria con occhi carichi di angoscia.

La sua mente era un vortice di pensieri ossessivi.

Ripensava alle parole di Elena prima dell’intervento: “Luca, tu mi salverai”.

Una frase che risuonava nelle sue orecchie come un monito, un fardello insostenibile.

Si sentì improvvisamente in colpa. E se Violi avesse sbagliato qualcosa? E se l’intervento non fosse andato come previsto? E se Elena…? Il pensiero lo terrorizzava, lo spingeva sull’orlo del baratro.

Durante un intervento chirurgico per rimuovere un tumore cerebrale l’utilizzo di una fresa è ritenuto strettamente necessario. Nella pratica medica la fresa non viene utilizzata solo per asportare il tumore in maniera precisa e delicata, minimizzando il danno ai tessuti sani circostanti, ma anche per creare un’apertura nel cranio del paziente per consentire l’accesso al tumore ed in alcuni casi in cui l’osso intorno al tumore è infetto può essere utilizzata per rimuovere quest’ultimo.

È importante che il chirurgo scelga la fresa giusta per il paziente e che la utilizzi con attenzione e precisione

La scelta del giusto strumento da utilizzare dipende da diversi fattori quali la dimensione e la posizione del tumore, la durezza dell’osso cranico e soprattutto l’esperienza dell’operatore.

Un uso improprio della fresa può causare gravi danni al paziente, come lesioni vascolari o nervose.

Luca, chiuse gli occhi con forza, cercando di calmare il suo respiro affannoso.

Si ripeté mentalmente che il professore era più che un chirurgo esperto, che aveva già eseguito con successo migliaia di interventi.

Doveva avere fiducia, doveva sperare nella medicina, nell’equipe chirurgica, in Elena.

Aprì gli occhi di nuovo e si guardò allo specchio.

Il suo viso era pallido, i suoi occhi cerchiati di occhiaie nere. Sembrava un uomo distrutto, un fantasma di se stesso.

Non poteva cedere alla disperazione. Doveva essere forte per Elena, per se stesso. Doveva credere che tutto sarebbe andato bene.

Si avvicinò di nuovo alla porta della sala operatoria e appoggiò l’orecchio contro il freddo alluminio. Riusciva a sentire un ronzio metallico, il rumore della fresa e degli altri strumenti chirurgici che si muovevano freneticamente. Un suono che lo faceva rabbrividire, ma che allo stesso tempo gli dava una flebile speranza.

L’anestesista osservava incredula le mani del Prof. Violi estrarre la fresa dalla cavità cranica della paziente e gettarla con forza a terra.

Il suono gelido del silenzio era calato su tutta l’equipe chirurgica, il continuo brusio del respiratore che indicava l’assenza di battito penetrava nella testa degli stanti come una lama.

Si fermò di colpo, come se fosse stato colpito da un fulmine. Aveva sentito un grido, un’imprecazione ripetuta che proveniva dall’interno della sala operatoria. Il suo cuore si fermò per un attimo, poi riprese a battere con ancora più violenza.

Era Elena? Era successo qualcosa? Si precipitò alla porta e la spinse con forza. La porta si aprì lentamente, rivelando la figura del Professor Violi che lo fissava con un’espressione grave.

“Dottor Moretti, mi dispiace…”

Le parole del primario risuonarono come un colpo di pistola nella sua mente. Il mondo gli crollò addosso, lo sprofondò in un abisso di dolore e disperazione. Elena era morta.

Un errore, una leggerezza o una distrazione? Il grande Violi, un luminare nel suo settore aveva sbagliato! L’utilizzo di una fresa troppo potente ed una leggera imprecisione aveva causato una lesione vascolare cerebrale irreversibile alla paziente, con conseguenze fatali.

Luca si sentì come se stesse annegando, come se i polmoni gli venissero schiacciati da un peso enorme. Le lacrime gli rigarono il viso, un fiume inarrestabile di dolore e rimpianto.

Si inginocchiò a terra, incapace di reggersi in piedi. Il suo corpo tremava convulsamente, i suoi singhiozzi risuonavano nella sala d’attesa come un lamento funebre.

Aveva fallito. Non era riuscito a salvare Elena. La sua colpa era insostenibile, un macigno che lo avrebbe schiacciato per sempre.

Ma in fondo al suo dolore, una piccola scintilla di speranza ancora brillava. La voce di Elena risuonava nella sua mente: “Luca, tu mi salverai”.

Luca sapeva che non poteva tradirla. Doveva trovare la forza di andare avanti, di onorare la sua memoria diventando un chirurgo migliore, un uomo migliore.

Si rialzò lentamente, asciugò le lacrime con un gesto stanco. Guardò il professor Violi negli occhi e con voce ferma disse: “Andiamo avanti. Ci sono altre vite da salvare.”

In quel momento, Luca Moretti prese una decisione. Non avrebbe lasciato che l’errore lo definisse. Sarebbe diventato un chirurgo eccezionale, un esempio per tutti. E avrebbe dedicato la sua vita a salvare vite, proprio come Elena aveva sempre desiderato.

[…continua…]

In questo caso, l’errore medico è dovuto alla mancanza di attenzione e di cura da parte del chirurgo. L’utilizzo di una fresa non adeguata alla situazione ha causato un danno grave al paziente, con conseguenze fatali. Il primario in questo caso ha peccato di superbia utilizzando una fresa troppo grande e potente. Quest’ultima ha causato una lesione vascolare cerebrale irreversibile al paziente, con conseguenze fatali.

È fondamentale che gli operatori sanitari utilizzino le frese con la massima attenzione e competenza, seguendo le procedure stabilite e utilizzando le frese adeguate per ogni paziente.

Il caso di Elena, seppur ipotetico, ci ricorda che gli errori medici possono avere conseguenze tragiche. È importante che la comunità medica sia consapevole di questo rischio e che si adotti ogni misura possibile per prevenirlo.

La sicurezza dei pazienti è una priorità assoluta, e gli errori medici di questo tipo devono essere evitati a tutti i costi.

Vi è piaciuta la storia fino a qui?

Le avventure del Dott. Moretti non sono finite! Se volete sapere quali altri sorprese ci riserveranno le corsie del Niguarda, non perdetevi il prossimo episodio!

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